D: Massimo, quali sono gli attori oggi centrali per mettere insieme progettazione, realizzazione e gestione in ossequio ai punti cardine dell’ESG?
R: Gli attori coinvolti all’interno di una progettazione ESG sono il territorio, la comunità locale e il mondo della finanza. Ma più che mai oggi serve il professionista competente che svolga il ruolo di attore principale che sappia dialogare e interpretare i bisogni di ognuno con l’obiettivo di realizzare un progetto ESG concreto e misurabile.
Un professionista competente è un professionista che sappia offrire oltre alle necessarie basi tecniche una preparazione su tematiche di sostenibilità, efficientamento energetico e visione strategica di lungo periodo.
Non ultimo, troviamo vincente che il professionista si proponga al cliente con una competenza di base anche di finanza, poiché, per l’ottenimento di un finanziamento al progetto, diventa strategico considerare all’interno del più ampio tema della finanza sostenibile i requisiti della tassonomia europea.
D: Il cambiamento della filiera delle competenze sembra essere sempre più orientato all’ibridazione della figura del professionista: deve essere in grado di interpretare i dati che arrivano dal mondo dei sensori applicati agli edifici e non solo, concretizzarli in indicazioni operative e di progetto e tradurli in indicazioni per gli investitori. E’ corretto vedere il professionista al centro di tutto?
R: La complessità odierna nel mondo della progettazione implica una conoscenza, da parte del professionista, di tutta una serie di nuove tematiche. Non è più sufficiente un approccio classico da parte del tecnico; si pensi al superbonus, dove il professionista è stato chiamato a gestire, oltre agli aspetti di progettazione, anche aspetti fiscali, amministrativi, contabili e finanziari che soltanto fino a pochi anni fa non era chiamato a svolgere.
Per questo motivo riteniamo strategica la figura del professionista ma inserita in una Rete di competenze allargata, in modo che lo stesso possa, mantenendo la propria indipendenza, disporre di tutta la competenza della Rete.
D: Questo cambio della filiera standard delle competenze che tipo di formazione richiede?
R: La formazione continua è a nostro avviso la chiave per continuare a garantire un servizio di qualità ed eccellenza al mercato. Per fare questo il professionista è oggi chiamato ad ampliare il
proprio bagaglio conoscitivo attraverso una formazione specifica su temi quali il cambiamento climatico, la misurazione degli impatti ambientali, i rischi e le opportunità legati al Climate Change, le nuove tecnologie e modalità di produzione di energia da fonte rinnovabile.
Aggiungerei inoltre, quella che reputiamo sia la vera sfida per i professionisti: integrare nelle competenze tecniche le conoscenze di finanza green.
Non significa snaturare il ruolo storico del professionista, ma al contrario ampliarne l’importanza e la posizione strategica. Personalmente ritengo che mai come ora il professionista possa essere visto come il “mediatore culturale “tra finanza e tecnica .
Un esempio evidente è dato dagli atti delegati della Tassonomia, dove la garanzia del rispetto delle indicazioni riportate può essere confermata quasi esclusivamente da professionisti con le adeguate competenze tecniche.
D: Il programma di formazione RE-Xpert di REbuilding network, forte delle competenze e delle comunità professionali che afferiscono a tutti i soci della rete, come può essere utile al progettista del domani?
R: Come gruppo H&D invitiamo e suggeriamo fortemente a tutti i professionisti della nostra rete e network di partecipare a corsi di formazione come questo di RE-Xpert, per allagare la propria professionalità e integrarla con una preparazione d’eccellenza su tematiche oggi sempre più importanti da affiancare alla competenza tecnica.
Avere una rete formata significa per noi poterci interfacciare con qualsiasi interlocutore, che sia esso privato o istituzionale, e garantire un approccio alla progettazione che consideri ogni aspetto e variabile esterna come quella ambientale e sociale.